
Che cos’è l’amore?
“Che cos’è l’amore?”
È una delle domande più frequenti che vengono fatte, e se ci pensate bene la risposta non è mai univoca. Uno psicologo risponderà basandosi su presupposti teorici totalmente differenti rispetto a quelli di un chimico o di un medico.
L’amore ha milioni di definizioni, diverse per ognuno di noi.
Dipende dalle persone, da come percepiscono le cose, dal grado in cui si fanno coinvolgere nelle situazioni e dalle emozioni.
L’amore assume conformazioni diverse. L’amore per una mamma sarà diverso da quello che si prova per un fratello o per un’amica. Si, è sempre amore, ma è diverso.
L’amore può mutare nel tempo: quello che in un primo momento è platonico può diventare amore sessuale e potrebbe evolvere in amicizia.
Quello che suscita più quesiti comunque è sempre lui, il mitico AMORE ROMANTICO, o di coppia.

Penso subito a quello che si prova in adolescenza e mi vengono tuttora i brividi. Non penso che sia quello più bello e puro ma di sicuro è uno di quelli che ti lasciano senza fiato; da ragazzi tendiamo a vivere le nostre esperienze in maniera travolgente, e spesso drammatica.
Vogliamo emulare l’amore che ci raccontano nei film, descritto come sconvolgente e disperato. E folle.
In realtà l’amore non deve essere per forza così, anzi è auspicabile che non sia così.
Ciò che mi affascina di più rimane il fatto che due persone, completamente estranee l’una all’altra, a un certo punto incrociano i loro sguardi, e chissà come, chissà perché, si scelgono.
E poi man mano quello sconosciuto diventa conosciuto, parte della tua quotidianità, e in un certo modo essenziale alla propria persona.
Vuoi prendertene cura, soffri se soffre, sei felice se è felice.
Un estraneo, qualcuno che era avulso, lontano da te, diventa una parte costitutiva di te.
Al mattino è la prima cosa che vedono i tuoi occhi, la sera non riesci a prender sonno se non è con te nel letto. Eppure fino a poco tempo fa dormivi benissimo da solo, anzi forse anche meglio. Ora invece è così.
Credo che ognuno di noi sia completo di per sé, siamo stati creati per essere autosufficienti, per bastare a noi stessi. Siamo muniti di tutti gli elementi necessari per fare le cose in completa autonomia.
Non credo più di tanto al mito della metà della mela.
Ma credo nel POTENZIAMENTO.
Credo che aggiungere un pezzo possa aumentare la funzionalità del singolo. Come quando si aggiunge un elemento al Lego. Credo che esista quella persona la cui sola vicinanza riesce a far risaltare le nostre qualità e caratteristiche, la cui presenza ci fa sentire più forti, come se potessimo trasportare il mondo sulle spalle senza alcuna fatica.
È quella persona accanto alla quale non solo ci sentiamo ma SIAMO invincibili e con la quale mostriamo la parte migliore di noi. Quella in presenza della quale, inspiegabilmente e senza quasi accorgercene, diventiamo ciò che avremmo sempre voluto essere. Sfoderiamo una forza ed un coraggio di cui non credevamo essere dotati, soprattutto quando si tratta di sostenerla e starle vicino.
Noi viceversa abbiamo lo stesso effetto sull’altro. Anche il più timido, il più introverso, il più insicuro di noi, quello che alle feste resta sempre in disparte, diventa proprio quella persona: la luce nella vita di qualcun altro, la forza che la spinge a svolgere una determinata azione.
Quella t-shirt di Superman che psicologicamente dà la forza di superare i propri limiti e le proprie paure.
E quando i due estranei si incastonano perfettamente e danno vita ad un nuovo uno, avviene un’altra magia.
Gioire dei traguardi e dei successi dell’altro.
Così come la sofferenza dell’altro diventa sofferenza nostra, così come riusciamo a sentire i dolori dell’altro, siamo anche partecipi delle sue gioie, degli obiettivi che realizza, e che spesso ci travolgono ancor più di quelli personali. In tal modo le soddisfazioni, la felicità, le realizzazioni si moltiplicano.
È normale che una mamma pianga e si gonfi di orgoglio per la realizzazione del figlio, è normale che un nonno vada in giro a vantarsi dei successi di suo nipote, anche se probabilmente non ha neanche ben chiaro cosa faccia.
Ma è fenomenale quando quello che era uno sconosciuto ora faccia parte di voi e ci renda oltremodo fieri per qualcosa di cui magari non avevamo mai sentito parlare prima.
Forse sono caratteristiche di uno stadio più avanzato dell’amore, o forse non rientra neanche nella definizione di amore.
Non lo so.
So solo che quando dopo 12 anni guardi negli stessi occhi sempre la stessa persona, e continui a sentire il cuore che ti esplode dentro, come se non riuscisse a contenere tutto quel sentimento, probabilmente, in questa strano e tortuoso percorso chiamato vita, puoi star certo di aver trovato il tuo Superman personale.
È un regalo da non sciupare, e per cui bisogna lavorare, costantemente.
Voi lo avete già trovato?
Baci, Anastasia
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