Pretty Psycho Things

Sociology

Moda e Media: un binomio controverso

psicologia della moda, sociologia della moda, pretty psycho things, fashion psychology
By LoboStudioHamburg via Pixabay.com

Facebook, Instagram, Tik Tok, Youtube, Pinterest. I canali attraverso cui la moda si esprime sono sempre più numerosi, e ad oggi basta l’accesso ad un social media per venire a conoscenza di novità e tendenze. La moda è diventata pian piano un fenomeno globale ed accessibile a tutti ed il modo di far shopping è stato totalmente rivoluzionato, passando dalla preferenza per il negozio fisico all’online

Devo ammetterlo, io stessa ho smesso di recarmi fisicamente in negozio per fare acquisti. È inoltre incredibilmente semplice per i brand creare un profilo business su Instagram al fine di farsi pubblicità ed aumentare le proprie vendite. Basta un click su un post per far arrivare qualsiasi cosa direttamente a casa tua, nel giro di un paio di giorni. Solo Instagram contava nel 2017 più di 25 milioni di ecommerce, tanto che l’impressione, una volta aperta l’applicazione, sembra proprio quella di sfogliare un catalogo.

psicologia della moda, sociologia della moda, pretty psycho things, fashion psychology
By StockSnap via pixabay 

Il fenomeno Influencer: oversharing, overpromise, overperfection

Per carità, è proprio grazie ai social che brand più piccoli e con potenziale hanno avuto la possibilità di scalare la vetta per il successo, ed è più che positivo se pensiamo alle aziende la cui politica è improntata su secondhand e sostenibilità. Ciò non toglie, però, che possa esserci del pericoloso nel modo in cui i brand hanno di pubblicizzarsi, e nel CHI scelgano al fine di farsi pubblicità.

I social, infatti, non sono vitali unicamente per i brand, ma sono la quasi esclusiva fonte di guadagno di influencers e, più in generale, appassionati di moda. Vorrei precisare che il fatto stesso di poter condividere i propri outfits non è, di per sé, condannabile: ciò ha infatti portato ad una ulteriore democratizzazione della moda che, lentamente, smette di essere per pochi

Idealmente, potremmo tutti esser liberi di far moda a modo nostro, e di esprimere il nostro stile. Ma, ahimè, i social sono tutt’altro che liberi. E sono l’oversharing, l’overpromise e l’overperfection a rappresentare un rischio per la nostra salute mentale.

Oversharing, perché ogni giorno siamo tartassati da migliaia di immagini, dalle quali inevitabilmente ci lasciamo inconsciamente (e negativamente) influenzare.

Overpromise, perché i brand tendono a vendere prodotti o servizi basandosi su di una falsa promessa: quella che, indossato quel capo o quell’oggetto, migliorerai la tua immagine e la percezione che gli altri hanno di te.

Overperfection, in quanto le piattaforme digitali rappresentano modelli irrealistici di bellezza, contribuendo all’idealizzazione di canoni estetici il più delle volte irragiungibili. Una colpa è anche da attribuire all’utilizzo incontrollato di software di editing come Photoshop, i quali rischiano di promuovere un’idea di perfezione che, ovviamente, non esiste. Inoltre, più l’influencer è celebre, più risulta utile alle aziende per le loro strategie di marketing, in quanto aumenta il valore del brand e la probabilità che il seguito dell’influencer possa essere interessato al prodotto in questione. 

psicologia della moda, sociologia della moda, pretty psycho things, fashion psychology
By Viralyft via Pixabay.com

Ma cosa fare per combattere la perfezione tossica?

Rincuora il fatto che la consapevolezza verso queste tematiche sia in lento aumento, così come gli utenti che incoraggiano il loro pubblico a sviluppare un senso critico nei confronti delle rappresentazioni mediatiche e a celebrare la diversità in tutte le sue forme. Ciò nonostante, potrebbe essere difficile per le generazioni più giovani maturare questo tipo di consapevolezza. Ciò potrebbe avere conseguenze importanti quali calo dell’autostima, depressione, disturbi alimentari, shopping compulsivo ed altro ancora

Probabilmente, modelli più diversificati potrebbero contribuire ad un cambio di percezione nei confronti degli odierni canoni di bellezza. Ciò su cui si dovrebbe ulteriormente lavorare, a mio avviso, è la capacità di cogliere la quasi invisibile pressione psicologica che, giornalmente, i brand utilizzano per spingerci all’acquisto. Si dovrebbe riflettere maggiormente su attributi quali utilità, qualità, funzionalità. Perché diciamolo, il marketing non è tutto, ma ne siamo inevitabilmente raggirati

E a te è mai capitato di sentirti attirata da un oggetto principalmente poiché era indossato dal tuo idolo, o ancora perché prometteva qualcosa che, poi, non corrispondeva a realtà? Raccontacelo nei commenti👇🏼

1.Raggiunto il traguardo di 25 milioni di aziende nella community | Instagram for Business

Seguici sul nostro canale social ufficiale

Articoli correlati
Psyclothing

Fast fashion-fast identity. La velocità che brucia l’identità

Sociology

Moda senza genere: e se un giorno indossassimo tutti gli stessi vestiti?

Psyclothing

Perché compriamo quello che ci dicono gli influencers?

Psyclothing

Il malessere nella Moda

    Iscriviti alla newsletter!
    Non ti preoccupare, neanche a noi piace lo spam!

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *